VOLIAMO ALTO!
Mentre tra la sabbia e il silenzio del deserto texano un uomo ha sovvertito la stessa natura umana lasciandosi cadere a corpo libero da oltre 39.000 metri in un volo che nemmeno Superman si sarebbe mai sognato di fare, tra il silenzio e la complicità di certe aule segrete e scrivanie d’Italia si è consumato un altro tipo di volo, decisamente meno affascinante per l’umanità: l’ultimo volo di Batman.
Chi da bambino (ma non solo da bambino) ha consumato i fumetti e le videocassette del Cavaliere Oscuro, gli avrà sicuramente provocato l’orticaria il sapere che il soprannome affibbiato ad un goffo politicante di 180 kg che si aggirava in Suv per le strade di Roma, era proprio quello dell’amato beniamino di cui sopra.
Ed in effetti con il Batman di Gotham City questo strano personaggio aveva ben poco da spartire: difficilmente ce lo vediamo a saltare sopra i tetti della città, a combattere contro il male, a spendere anni ad allenare il corpo e la mente per esorcizzare le paure; molto più facile immaginarcelo a ristorante a divorare piatti di ostriche, o a commissionare bonifici bancari su alcuni sospetti conti correnti esteri (collegati ovviamente a sé stesso),o meglio ancora ad organizzare party con modelle travestite da schiave dell’antica Roma.
Il tutto a spese del partito nel quale ha militato.
Il tutto, quindi, a nostre spese.
Ma perché, viene da chiederci, è così gustoso violentare questa povera patria, appropriarsi in modo indebito di denaro pubblico, gareggiare in una corsa dove deve vincere sempre il più furbo e mai il più preparato?
E’ questo l’esempio che ancora una volta viene dall’alto, da una classe politica ingorda ed arrivista che ha mangia tutto quello che può e lascia solo briciole a chi non è seduto al tavolo con lei.
Ma crediamo che il vero scandalo, in tutto questo orizzonte fatto di imbrogli e voli carpiati, è che queste dinamiche prettamente italiane ormai non fanno nemmeno più scandalo, perché il volo di Batman, di questo Batman, non è altro che l’ultimo di una lunga serie di voli spiccati da certi “supereroi” che amano fottere il nostro Paese, che quasi sempre si schiantano al suolo neanche fossero Icaro. Ma non sempre però.
Perché tra il silenzio e la complicità di altre aule e scrivanie italiane chissà quanti Batman come questo, con una faccia davvero poco raccomandabile, sono ancora vivi e in piena attività, e chissà quanti altri ancora ne potrebbero venire fuori.
Batman (quello vero) permettendo.
Chi da bambino (ma non solo da bambino) ha consumato i fumetti e le videocassette del Cavaliere Oscuro, gli avrà sicuramente provocato l’orticaria il sapere che il soprannome affibbiato ad un goffo politicante di 180 kg che si aggirava in Suv per le strade di Roma, era proprio quello dell’amato beniamino di cui sopra.
Ed in effetti con il Batman di Gotham City questo strano personaggio aveva ben poco da spartire: difficilmente ce lo vediamo a saltare sopra i tetti della città, a combattere contro il male, a spendere anni ad allenare il corpo e la mente per esorcizzare le paure; molto più facile immaginarcelo a ristorante a divorare piatti di ostriche, o a commissionare bonifici bancari su alcuni sospetti conti correnti esteri (collegati ovviamente a sé stesso),o meglio ancora ad organizzare party con modelle travestite da schiave dell’antica Roma.
Il tutto a spese del partito nel quale ha militato.
Il tutto, quindi, a nostre spese.
Ma perché, viene da chiederci, è così gustoso violentare questa povera patria, appropriarsi in modo indebito di denaro pubblico, gareggiare in una corsa dove deve vincere sempre il più furbo e mai il più preparato?
E’ questo l’esempio che ancora una volta viene dall’alto, da una classe politica ingorda ed arrivista che ha mangia tutto quello che può e lascia solo briciole a chi non è seduto al tavolo con lei.
Ma crediamo che il vero scandalo, in tutto questo orizzonte fatto di imbrogli e voli carpiati, è che queste dinamiche prettamente italiane ormai non fanno nemmeno più scandalo, perché il volo di Batman, di questo Batman, non è altro che l’ultimo di una lunga serie di voli spiccati da certi “supereroi” che amano fottere il nostro Paese, che quasi sempre si schiantano al suolo neanche fossero Icaro. Ma non sempre però.
Perché tra il silenzio e la complicità di altre aule e scrivanie italiane chissà quanti Batman come questo, con una faccia davvero poco raccomandabile, sono ancora vivi e in piena attività, e chissà quanti altri ancora ne potrebbero venire fuori.
Batman (quello vero) permettendo.
Una spina dentro al cuore
La sensazione di ogni giorno, una amarezza acida, fredda. che non scivola, non scade, non va via. Questi sono i sentimenti che si provano sentendo le notizie che ci circondano e a noi, che ci troviamo in questo posto strano, non c'è rimasto altro che cercare di coprire con un sorriso malinconico sforzato a mezza bocca tutta queste storie. Distogliere, per sopravvivere gli sguardi dai ventri gonfi, i luoghi feroci e cinici, gli abusi, le corruzioni, le strategie, gli scandali, i partiti, le ideologie fasulle, gli sfruttamenti, la devastazione delle terre. Cercare di non pensare, cercare di farci scivolare addosso tutto questo... Cercare... Però com'è difficile! Mutuando un po' di versi di "Don Salvatò" di Enzo Avitabile, uno dei brani dialettali più belli degli ultimi anni mi viene da pensare che sopra di noi sguazzano dei dinosauri vecchi che ancora hanno in mano le redini di questa storia. E allora a cosa ci è servita tutta questa educazione, se poi col tempo ereditiamo solo veleno, fumo cielo grigio, frutti fradici, inquinati, cancerogeni? Che senso ha se poi restiamo soli in mezzo alla miseria? Possibile che ci resta solo la desolazione? Che non esiste altro? Non erano queste quelle idee che avevamo ereditato, non erano questi i nostri sogni, non era questo il futuro, anzi il presente ormai. E questa spina dentro il cuore punge, come uno stiletto spinge. Ma poi guardando bene intorno non è difficile rendersi conto con chi stiamo parlando, e siamo costretti a nascondere le nostre insicurezze, le incertezze, costretti a fingere, e ritrovarci soli di notte tra le lenzuola, con queste domande ingenue sempre sottratti, indeboliti, frustrati. E invece i dinosauri sono li, e non si schiodano, sicuramente ai loro occhi risultiamo ridicoli, perché forse ancora niente abbiamo capito... E allora un poco di pazienza, cari, che forse un giorno capiremo, quando saremo stanchi di vivere depressi, diventeremo come voi, e chissà magari peggio. E quel giorno, questa spina dentro il cuore smetterà di bruciare, cicatrizzandosi coi nostri muscoli. Diventeremo anche noi cattivi e strafottenti, verso tutto ciò che ci circonda, e quelle patetiche argomentazioni filosofiche le butteremo al cesso, e finalmente ci trasformeremo in caimani anche noi...come voi. E allora si che saremo vivi, carnefici! Macellai come ci vogliono, anzi come si deve.! Anche se in fin dei conti siamo convinti, che quel giorno in fondo per noi sarà la fine...
Don Salvato'
(Enzo Avitabile)
Don Salvatò ca ce guardate 'a coppa, sicuramente risultammo ridicole,
cu tutte chisti veli annanze all’uocchie nuje figli e chesta terra, e chesta vita
nuje ca parlamme troppe spisso, pure senza essere interrogati
nuje ca mo nu guaje, mo na disgrazia, pare ca nce simmo abituati
Don Salvatò gli alberi chiagneno, i frutti se sò nfracidati
Veleno fummo e cielo grigio, quanno a mana vosta nun è arrivata
e po’ a paura accanto a nuje, miezzo i deserti d'a miseria
carogne puorc’, sang’ cruro, e mane sporche, a famm’ e a sete
Don Salvatò a che ce serve, tutta chesta educazione
si po’ ogni scarpa se fa vecchia e si nun more è nu scarpone
e si vaje co core nisciuno t’aiuta riesti sulo schiavo ru pudore ca
te fà fesso e cuntento e po’ na spina rinto o core
Don Salvatò... Don Salvatò
Don Salvato'
(Enzo Avitabile)
Don Salvatò ca ce guardate 'a coppa, sicuramente risultammo ridicole,
cu tutte chisti veli annanze all’uocchie nuje figli e chesta terra, e chesta vita
nuje ca parlamme troppe spisso, pure senza essere interrogati
nuje ca mo nu guaje, mo na disgrazia, pare ca nce simmo abituati
Don Salvatò gli alberi chiagneno, i frutti se sò nfracidati
Veleno fummo e cielo grigio, quanno a mana vosta nun è arrivata
e po’ a paura accanto a nuje, miezzo i deserti d'a miseria
carogne puorc’, sang’ cruro, e mane sporche, a famm’ e a sete
Don Salvatò a che ce serve, tutta chesta educazione
si po’ ogni scarpa se fa vecchia e si nun more è nu scarpone
e si vaje co core nisciuno t’aiuta riesti sulo schiavo ru pudore ca
te fà fesso e cuntento e po’ na spina rinto o core
Don Salvatò... Don Salvatò
"Ama e fa ciò che vuoi"
Il 17 maggio 2012 è stata la giornata mondiale contro l'omofobia, molte sono state le iniziative organizzate, tanti gli appelli. Ovviamente c'era anche mio sostegno, ma personalmente in giornate simili io sento una vena di afflizione che mi pervade. Mi chiedo: come mai nella nostra società che si dichiara civile, evoluta, c'è bisogno di questo? E' triste spingere persone a creare occasioni che rivendicano semplicemente una cosa: l'uomo e la donna sono liberi di amare chi vogliono. Certo, queste manifestazioni sono fondamentali per la causa, ma allo stesso tempo sono un termometro dell'ignoranza imperante nel nostro Paese, e testimoniano quanta sia lunga la strada da percorrere prima di raggiungere un nuovo traguardo civile. Siamo figli di dottrine cattoliche, siamo figli delle contraddizioni, la televisione se deve mostrare un uomo dilaniato con le viscere fuori, un incidente mortale, un bambino che piange sotto le bombe non esita a farlo, spende parole crudeli che entrano in particolari raccapriccianti, ma se deve mostrare un bacio saffico o due uomini che camminano per la mano urla allo scandalo, grida vergogna. Perché? Perché si ha paura. Ma molta paura. E il vero nemico siamo noi. Abbiamo paura di noi. E allora è più facile piegarsi, chiudersi a riccio, creare un medioevo mediatico, assetato di cacciare streghe, assassini, diversi, da impiccare, da stanare da utilizzare come capri espiatori. Ci si sente meglio, ci si sente salvi. Eppure qualcuno, uno tra i tanti, aveva capito il valore dell'essere leggeri, dell'essere sinceri, qualcuno nel IV secolo scrisse “Ama e fa ciò che vuoi.” Un’esortazione alla responsabilità per il bene del prossimo, cioè lascia vivere chiunque libero di camminare per la propria strada come desidera, senza timore. Ma siamo molto lontani da ciò e forse non siamo mai stati vicini a quest'idea. E finché questo non avverrà saremo circondati da iniziative in cui ci saranno persone che potranno essere davvero essere se stesse una volta all'anno soltanto, per tornare a rinchiudere i propri sentimenti nel cassetto segreto della propria anima, tristi e depressi, coscienti di vivere in una società che ha paura di "essere" perché una società che non accetta qualcuno, non accetta nemmeno se stessa.