Marina Abramovic e la performance art
I più importanti registi del mondo, tutta l’elite del cinema
e una miriade di visitatori che erano presenti quest’anno al Venezia Film
Festival hanno potuto godere della visione
di “Vita e morte di Marina
Abramovic secondo Robert Wilson”: cinquantasette minuti di documentario raccontano
l’incontro del regista Robert Wilson, della performance artist Marina Abramovic,
del cantante-compositore Antony Hegarty e dell’attore Williem Dafoe, per creare un’opera
sperimentale basata proprio sulla
biografia di Marina Abramovic.Attraverso filmati di
prove e di interviste
con gli artisti che lavoravano
alla creazione del pezzo, si ottiene un'idea
di questa collaborazione unica: un ritratto intimo che rivela le dinamiche, le emozioni e le insicurezze della sua opera teatrale di forte impatto visivo.
La pesante influenza che i genitori ebbero sull'infanzia Marina ad esempio è rappresentata con la proliferazione delle uniformi indossate nella realtà: i genitori di Abramovic sono prima i partigiani di Tito e poi ufficiali dell'esercito serbo.La madre stessa diventa, quindi, una violenta e autoritaria strega, una figura brutale la cui oscurità è tuttavia distorta, grazie al sottile umorismo di Robert Wilson.Per chi non sappia chi sia Marina è bene ricordare una piccola parte della sua biografia molto importante: nata nel ‘46 a Belgrado, ma è una Newyorkese “adottata”, città nella quale ha iniziato la sua carriera nei primi anni ‘70. In attività da oltre quattro decenni, ha recentemente iniziato a descrivere se stessa come la "nonna della performance art". Il lavoro di Marina esplora principalmente il rapporto tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente. Le sue performance più famose sono "Death self" che mostravano due artisti con le bocche collegate emanare esalati a vicenda. Dopo diciassette minuti, gli artisti erano in stato di inconscio, con i polmoni pieni di anidride carbonica. Con questa performance, Abramovic ha voluto mostrare ed esplorare l'idea e la capacità di un individuo di assorbire la vita di un'altra persona, scambiarla e poi distruggerla. Imponderabilia” del 1977 ( nuovamente riproposta nel 2010) è un’altra eccentrica performance di Marina: solo con due persone completamente nude in piedi in una porta. Il pubblico che ha visto lo spettacolo ha dovuto stringersi tra di loro in modo da poter passare, e scegliere in quale dei due imbattersi.Quando Abramovic si trasferì ad Amsterdam nel 1976, incontrò il suo compagno d’amore e di lavoro Ulay e insieme iniziarono a fare delle performance. Dopo alcuni anni di tesa relazione, decisero di porre fine alla loro storia facendo un cammino spirituale: entrambi hanno percorso separatamente la Grande Muraglia Cinese dalle estremità opposte per poi incontrarsi al centro: dopo aver percorso 2.500 km ciascuno si sono detti addio a proprio nel mezzo della via.I critici di tutto il mondo la descrivono come una delle figure più affascinanti e magnetiche nella più recente storia della performance art. Pioniera di tale “performance art” dal 1970 e vincitrice del premio Leone d'Oro alla Biennale di Venezia del 1997, ha spesso superato i suoi limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua sicurezza personale, ha frantumato quadri e convenzioni, ha viaggiato profondamente nelle sue stesse paure e in quelle dei suoi spettatori, portando l'arte a contatto con l'esperienza fisica ed emotiva, ed in collegamento con la vita stessa. A Settembre è stata in commissione di giuria per il Venezia film Festival con Matteo Garrone e altri cinque artisti per deliberare i vincitori del Leone d’oro.Non c’è via di mezzo con un’artista provocatoria e unica come Marina Abramovic: o ne diventi dipendente oppure odi il suo lavoro. E 'un affascinante icona del mondo dell’arte, un parafulmine per la polemica, e un mito della sua creazione. Lei è certamente diversa da chiunque altro artista tu abbia mai conosciuto prima.
La pesante influenza che i genitori ebbero sull'infanzia Marina ad esempio è rappresentata con la proliferazione delle uniformi indossate nella realtà: i genitori di Abramovic sono prima i partigiani di Tito e poi ufficiali dell'esercito serbo.La madre stessa diventa, quindi, una violenta e autoritaria strega, una figura brutale la cui oscurità è tuttavia distorta, grazie al sottile umorismo di Robert Wilson.Per chi non sappia chi sia Marina è bene ricordare una piccola parte della sua biografia molto importante: nata nel ‘46 a Belgrado, ma è una Newyorkese “adottata”, città nella quale ha iniziato la sua carriera nei primi anni ‘70. In attività da oltre quattro decenni, ha recentemente iniziato a descrivere se stessa come la "nonna della performance art". Il lavoro di Marina esplora principalmente il rapporto tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente. Le sue performance più famose sono "Death self" che mostravano due artisti con le bocche collegate emanare esalati a vicenda. Dopo diciassette minuti, gli artisti erano in stato di inconscio, con i polmoni pieni di anidride carbonica. Con questa performance, Abramovic ha voluto mostrare ed esplorare l'idea e la capacità di un individuo di assorbire la vita di un'altra persona, scambiarla e poi distruggerla. Imponderabilia” del 1977 ( nuovamente riproposta nel 2010) è un’altra eccentrica performance di Marina: solo con due persone completamente nude in piedi in una porta. Il pubblico che ha visto lo spettacolo ha dovuto stringersi tra di loro in modo da poter passare, e scegliere in quale dei due imbattersi.Quando Abramovic si trasferì ad Amsterdam nel 1976, incontrò il suo compagno d’amore e di lavoro Ulay e insieme iniziarono a fare delle performance. Dopo alcuni anni di tesa relazione, decisero di porre fine alla loro storia facendo un cammino spirituale: entrambi hanno percorso separatamente la Grande Muraglia Cinese dalle estremità opposte per poi incontrarsi al centro: dopo aver percorso 2.500 km ciascuno si sono detti addio a proprio nel mezzo della via.I critici di tutto il mondo la descrivono come una delle figure più affascinanti e magnetiche nella più recente storia della performance art. Pioniera di tale “performance art” dal 1970 e vincitrice del premio Leone d'Oro alla Biennale di Venezia del 1997, ha spesso superato i suoi limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua sicurezza personale, ha frantumato quadri e convenzioni, ha viaggiato profondamente nelle sue stesse paure e in quelle dei suoi spettatori, portando l'arte a contatto con l'esperienza fisica ed emotiva, ed in collegamento con la vita stessa. A Settembre è stata in commissione di giuria per il Venezia film Festival con Matteo Garrone e altri cinque artisti per deliberare i vincitori del Leone d’oro.Non c’è via di mezzo con un’artista provocatoria e unica come Marina Abramovic: o ne diventi dipendente oppure odi il suo lavoro. E 'un affascinante icona del mondo dell’arte, un parafulmine per la polemica, e un mito della sua creazione. Lei è certamente diversa da chiunque altro artista tu abbia mai conosciuto prima.
Christo e Janne Claude: svelare nascondendo
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Di fronte ad una tela squarciata, ad un buco nero, ad un orinatoio bianco ed altri strani oggetti che
compongono quello strano e variegato mondo chiamato Arte Contemporanea, può capitare anche alle menti più argute di arricciare il naso, provare un senso di stizza e pensare “un bambino di 5 anni l’avrebbe fatto meglio…!”, tralasciando un piccolo particolare: un artista contemporaneo è tale non solo (e non tanto) perché possiede una tecnica ineccepibile al servizio delle proprie idee, ma perché possiede delle idee geniali.
Prendiamo il caso di Christo e Jeanne-Claude, due coniugi che si sono arrogati il diritto di
intervenire sui simboli più importanti dell’arte tradizionale e di cambiarne momentaneamente i connotati, impacchettandoli follemente. Cosa significa nascondere un pezzo di storia come il Reichstag di Berlino o le Mura Aureliane a Roma, da tempo immemore innestate nel tessuto urbanistico della città? Celarle momentaneamente sotto una coltre di tela bianca significa
intervenire sulla percezione del luogo, creare un cortocircuito, forse un senso di spaesamento, ma anche enfatizzare l’oggetto, regalandogli una veste meno consueta, più suggestiva e romantica, e dare voce ad una moltitudine di riflessioni.
Quando i due artisti si dedicano ad interventi sul paesaggio, ascrivibili nel contesto della Land Art, le cose cambiano, questa volta lo spazio ambientale diventa assoluto protagonista. Un caso suggestivo è quello delle undici isolette della Biscayne Bay (Florida) che negli anni Ottanta sono state circondate da un tessuto rosa galleggiante, cucito direttamente in mare in modo da seguirne i reali contorni. Quest’opera, tanto complessa quanto effimera, è costata ben quattro anni di studi e di progetti e si è risolta in soli quattordici giorni di vita. Che dire? Anche i sogni svaniscono quando ci si sveglia al mattino..
Forse qualcuno potrebbe additare il lavoro dei due coniugi come un inutile spreco di energia, ma questi «gentili disturbi temporanei tra la terra e il cielo» (così Christo ama definire i suoi lavori) saranno ricordati, da chi ha avuto la fortuna di farne parte da spettatore-attore, nella gamma delle esperienze forti e memorabili che soltanto la fantasia di un artista in connubio perfetto con la bellezza della natura può regalare.
compongono quello strano e variegato mondo chiamato Arte Contemporanea, può capitare anche alle menti più argute di arricciare il naso, provare un senso di stizza e pensare “un bambino di 5 anni l’avrebbe fatto meglio…!”, tralasciando un piccolo particolare: un artista contemporaneo è tale non solo (e non tanto) perché possiede una tecnica ineccepibile al servizio delle proprie idee, ma perché possiede delle idee geniali.
Prendiamo il caso di Christo e Jeanne-Claude, due coniugi che si sono arrogati il diritto di
intervenire sui simboli più importanti dell’arte tradizionale e di cambiarne momentaneamente i connotati, impacchettandoli follemente. Cosa significa nascondere un pezzo di storia come il Reichstag di Berlino o le Mura Aureliane a Roma, da tempo immemore innestate nel tessuto urbanistico della città? Celarle momentaneamente sotto una coltre di tela bianca significa
intervenire sulla percezione del luogo, creare un cortocircuito, forse un senso di spaesamento, ma anche enfatizzare l’oggetto, regalandogli una veste meno consueta, più suggestiva e romantica, e dare voce ad una moltitudine di riflessioni.
Quando i due artisti si dedicano ad interventi sul paesaggio, ascrivibili nel contesto della Land Art, le cose cambiano, questa volta lo spazio ambientale diventa assoluto protagonista. Un caso suggestivo è quello delle undici isolette della Biscayne Bay (Florida) che negli anni Ottanta sono state circondate da un tessuto rosa galleggiante, cucito direttamente in mare in modo da seguirne i reali contorni. Quest’opera, tanto complessa quanto effimera, è costata ben quattro anni di studi e di progetti e si è risolta in soli quattordici giorni di vita. Che dire? Anche i sogni svaniscono quando ci si sveglia al mattino..
Forse qualcuno potrebbe additare il lavoro dei due coniugi come un inutile spreco di energia, ma questi «gentili disturbi temporanei tra la terra e il cielo» (così Christo ama definire i suoi lavori) saranno ricordati, da chi ha avuto la fortuna di farne parte da spettatore-attore, nella gamma delle esperienze forti e memorabili che soltanto la fantasia di un artista in connubio perfetto con la bellezza della natura può regalare.